DALL'OPUNTIA ENERGIA RINNOVABILE?
Energia rinnovabile a costo quasi zero, sotto forma di combustibile verde, grazie alle biomasse prodotte da Opuntia ficus indica: un potenziale energetico enorme ma ad oggi quasi completamente trascurato. Andiamo alla scoperta delle grandi possibilità di sviluppo sostenibile di alcune regioni aride con il semplice impianto di coltivazioni estensive di Opuntia.
La versatilità ed i mille impieghi dell’Opuntia erano per certi versi già noti e conosciuti, ma alla possibilità di utilizzare i suoi tessuti come sorgente di energia rinnovabile, finora, non aveva ancora mai pensato nessuno. Dal portale Agrinotizie rimbalza infatti uno studio, avviato negli anni ’80 presso l’Università Politecnica di Madrid e ripreso in questi giorni, da cui emergerebbe che questa cactacea, se coltivata in maniera estensiva, potrebbe fornire una considerevole produzione di energia sotto forma di bioetanolo, biodiesel e biometano.
Largamente diffusa in America centrale e nei paesi del Mediterraneo, l’Opuntia è una pianta rustica e facilmente adattabile alle più disparate condizioni ambientali. Le specie censite ufficialmente sono circa 300 (107 solo in Messico), ma le difficoltà di identificazione causate da ibridazioni e poliploidismo rendono questo numero piuttosto incerto. La specie più diffusa al mondo è l’arcinota Opuntia ficus indica, che riesce a resistere a prolungati periodi di siccità e, con la poca acqua a disposizione, produce grandi quantità di biomassa (frutti, pale, tessuti, tutte le parti della pianta che cadono spontaneamente ed iniziano a biodegradarsi). Se ha il giusto apporto di acqua e nutrienti, l’Opuntia può arrivare a produrre più di 150 tonnellate di biomassa fresca per ettaro di coltivazione: un patrimonio enorme. Come sfruttarlo?
Principalmente per produrre combustibili verdi. Si stima che ogni ettaro di terra coltivato con Opuntia ficus indica (senza irrigazione, solo con le piogge naturali) può produrre annualmente una quantità di biomassa sufficiente ad ottenere circa 3000 litri di etanolo, 18 litri di biodiesel e 2200 Nm3 di biometano. Uno dei paesi con la maggiore diffusione di coltivazioni di Opuntia ficus indica è l’Italia: la Sicilia produce infatti grandi quantità di fichi d’india, esportati per il consumo alimentare diretto o sotto forma di conserve. Ipotizzando dunque di rimanere in Sicilia e di impiantare Opuntia ficus indica su tutti terreni agricoli siciliani incolti o abbandonati (500mila ettari), si riuscirebbero a produrre enormi quantità di energia: 1.500.000 mc di etanolo, 9000 mc di biodiesel e 1.100 milioni di mc di biometano.
Ma quanto sono grandi questi numeri? E’ tanto o poco? Il conto è presto fatto: secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico il consumo di gas naturale a scopo residenziale della stessa regione Sicilia (dati 2010) è di 723 milioni di mc. Sfruttare adeguatamente l’energia prodotta da Opuntia ficus indica permetterebbe dunque di azzerare il consumo di metano e gas naturale per uso domestico e di avere addirittura un surplus energetico, riconvertibile ed impiegabile anche per altre finalità, a favore dello sviluppo sostenibile della regione.
Ad oggi gli unici impianti di biogas alimentati ad Opuntia esistenti al mondo si trovano in Cile, mentre altri sono allo studio in Brasile ed Usa; in Italia lo sfruttamento di questo tipo di biomassa risulta ancora completamente trascurato.
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